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Addio a Franček Knez, lo sloveno silenzioso

Il 6 ottobre è mancato all’età di 62 anni l’alpinista sloveno Franček Knez. Schivo e modesto, era considerato da molti uno dei più forti alpinisti della sua generazione. Riproponiamo il profilo scritto dal giornalista Urban Golob nel 2010, anno in cui Knez insieme a Silvo Karo ha ricevuto l’Ordine al Merito Sloveno per l’alpinismo.

Franček Knez iniziò a scalare nel 1973. Da allora ha salito più di 5000 itinerari e, fino al 2005, ha realizzato 730 prime ascensioni. Ha scalato nelle Alpi slovene, in Himalaya, Patagonia, Yosemite e nelle Ande ed è uno dei pochi alpinisti che hanno effettuato prime salite in tutte e tre le montagne che sono conosciute come “i tre problemi delle Alpi”: Eiger, Cervino e Grandes Jorasses. Nell’estate del 1982 ha salito la via originale della parete nord dell’Eiger in appena sei ore: era la più veloce salita fino ad allora. Ha anche tracciato nuove vie su alcune delle più importanti pareti delle Dolomiti, sia sulle Tre Cime di Lavaredo (Killer sulla Cima Picolissima e Misli Moc – Il potere dei pensieri – sulla parete nord della Cima Grande, ora in parte seguito dalla via ISO 2000), così come in Mamolada, Civetta e Tofana.

Con Silvo Karo e Janez Jeglic, Francek Knez ha salito molte vie difficili nelle Alpi slovene, ma i tre sono conosciuti soprattutto per le loro scalate in Patagonia quando lì c’era il “deserto” e ancora molto da esplorare. I “Tre Moschettieri” – così Knez, Karo e Jeglic erano stati soprannominati – hanno effettuato molte prime salite sul Fitz Roy, sul Cerro Torre e sulla Torre Egger che gli sono valse il rispetto dai veterani della Patagonia. Dopo il periodo di viaggi in Patagonia, Francek si è dedicato all’ Himalaya. Lì ha svolto un ruolo importante nell’apertura della famosa via Jugoslavia sulle Torri del Trango nel Karakorum pakistano, così come per altre due vie in stile alpino sulle ripide pareti del Meru e una al Bagirathi II, in India. Ha anche aperto una nuova via sul Broad Peak, nella discesa dal Campo II al Campo base. Nel 1981, con una grande spedizione Jugoslavia, Francek è stato anche – insieme con Vanja Matijevec – l’unico uomo a raggiungere la cresta del Lhotse SW dopo aver scalato la parete sud della montagna. Nel corso degli anni ’80 Francek Knez, lo scalatore silenzioso, si è conquistato una grande reputazione tra gli alpinisti sloveni per il suo nuovo approccio all’alpinismo e soprattutto all’arrampicata su roccia. Tanto che Silvo Karo descrisse Francek come il guru della moderna arrampicata Slovena. Era certamente molto più avanti del suo tempo e molte delle sue vie più difficili, nonostante numerosi tentativi, rimangono ancora da ripetere.

Questo Ordine al merito è il giusto riconoscimento nazionale e internazionale ad uno dei climber più potenti che, curiosamente, non ha mai cercato l’attenzione dei media e non ha mai promosso se stesso. E’ vero l’esatto contrario. Lui è sempre stato silenzioso, modesto, un lavoratore che non ha mai lasciato il suo regolare lavoro in fabbrica anche al tempo delle sue incredibile e innumerevoli ascensioni alpinistiche. Quanto segue serve come esempio: nonostante il lavoro regolare e due spedizioni nel 1983, è riuscito a realizzare 315 ascensioni alpinistiche, di cui 107 prime ascensioni. E, fino ad oggi, non ha mai avuto un’auto propria né la patente per guidarla…

Tredici anni fa Francek è stato coinvolto in un incidente di scalata in una falesia locale. Sì è rotto la schiena, ma grazie alla sua determinazione e al suo pensiero positivo ha completamente recuperato e continua ancora adesso a salire nuove vie in alcuni dei suoi luoghi segreti nelle Alpi slovene. Un paio di anni fa, dopo un lungo periodo di “dolce” persuasione, Francek Knez finalmente scritto il suo libro “Ožarjeni kamen”. Non è ancora stato tradotto*…

di Urban Golob, dicembre 2010

* 0žarjeni Kamen è stato tradotto in italiano nel 2014 per Alpine Studio con il titolo “La pietra infuocata”

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