Intervista al giovane climber di Bolzano, Jacopo Larcher. Un libero volo dal Red River Gorge al festival di arrampicata di Kalymnos alle Dolomiti e molto di più ancora.
Poche settimane fa a Red River Gorge era riuscito a salire il suo primo 9a. Un sogno di tantissimi, un livello straordinario e riservato ai pochi, che si è avverato per Jacopo Larcher quasi casualmente dopo un lungo infortunio al dito e mesi di lavoro come tracciatore per le gare di arrampicata. E anche per il The North Face Kalymnos Climbing Festival, dove il suo apporto dietro le quinte assieme a Simone Moro è stato fondamentale. Ma si sa, il 9a non arriva dal nulla, e dopo 10 anni di intensa arrampicata spiccano ovviamente nel palmares del 23enne numerose belle salite e titoli, come Campione Italiano boulder 2010 e l’8b+ flash a Siurana in Spagna.
A metà novembre, assieme alla sua partner Melissa Le Nevé, Jacopo ha approfittato di quei giorni in cui i più forti del mondo si erano riuniti nel Kentucky per sfidare la gravità ed è arrivato la sua rotpunkt di Southern Smoke Direct. Il suo primo 9a come dicevamo, una prestazione di assoluto riguardo. Ma un momento che lui, giustamente visto l’età e la sua passione per l’arrampicata, interpreta “più come un punto di partenza che come un traguardo.”
Iniziamo con il Red River Gorge. Abbiamo sentito che è un posto incantevole!
E’ da quando ho cominciato a scalare che, sfogliando le riviste in palestra, sognavo di andarci: i colori e le forme di quella roccia mi incuriosivano e affascinavano molto. Dopo più di dieci anni, ho finalmente avuto l’occasione di avverare questo sogno, e devo dire che non ne sono restato affatto deluso! Le vie e la roccia sono semplicemente straordinarie! …. ed il potenziale sembra ancora infinito! L’unica pecca sono i giorni di riposo: al di fuori dell’arrampicata, il posto non è molto interessante…
Quest’anno sembrava che ci fossero riuniti un bel gruppo dei migliori climber del mondo. Ci racconti l’atmosfera che si respirava.
Sì, sembra proprio che quest’autunno tutti i più forti abbiano avuto la stessa idea. L’atmosfera in falesia era molto rilassata e motivante allo stesso tempo; ci si scambiava consigli e ci si incitava a vicenda, e si era creato un buon spirito di emulazione. Per me è stato molto interessante osservare i diversi stili di scalata e di approccio ad essa di ognuno: c’è sempre qualcosa da imparare, e sento di essere tornato a casa arricchito da questa esperienza.
Tu tra l’altro hai anche chiuso il tuo primo 9a. Avevi capito subito che era fattibile?
Click Here: Rugby league Jerseys
Sì, questo trip è stato abbastanza produttivo. Sinceramente non mi ero fissato degli obiettivi, ma ho cercato di approfittare al massimo della possibilità di essere li, godendomi il più possibile il posto. Non avevo voglia di investire troppo tempo su una via… e per fortuna tutto è venuto abbastanza in fretta! Sinceramente la diretta di Southern Smoke non mi attirava molto all’inizio, ma visto che Melissa stava provando la partenza normale ed avevo già fatto le due classiche del settore (Fifty words for pump e Southern Smoke appunto), ho deciso di darci un’occhiata. Ho capito subito che avrei potuto farla in fretta, e così mi sono messo d’impegno per chiuderla. Dopo due giorni di tentativi sul blocco iniziale sono finalmente riuscito a passare il movimento che mi dava più problemi, continuando fino in catena. E’ stata veramente una bella giornata, in quanto anche Melissa ha chiuso il suo “progetto” (Southern Smoke) proprio quel giorno! Sinceramente lo vedo più come un punto di partenza che come un traguardo: ho avuto veramente poco tempo a disposizione per scalare ed allenarmi nell’ultimo periodo, ed il fatto di averla chiusa così in fretta mi fa ben sperare per il futuro.
Anche Melissa La Neve è stata eccezionale! Tornerete?
Infatti… anche per lei è stato veramente un bel viaggio! E sicuramente torneremo! “Purtroppo” tutti e due siamo partiti con l’amaro in bocca: Melissa è caduta innumerevoli volte alla fine di Lucifer, mentre io sono caduto all’ultimo movimento duro di Golden Ticket al secondo giro… e poi non ho più avuto il tempo di tornarci prima di partire. Ma a parte queste due, ci sono ancora centinaia di vie che vorrei fare; ci sono anche tantissime fessure e la prossima volta porterò sicuramente tutto il materiale da trad! … Ed il trapano, in quanto ho già adocchiato diverse linee che mi piacerebbe chiodare.
Parlando di cose eccezionali, c’è stato anche il primo flash al mondo di un 9a. C’eravate quando Adam Ondra ha fatto un’altra delle sue? Come l’avete vissuto?
Purtroppo non eravamo presenti, ma abbiamo sentito le sue urla fino al settore dove stavamo scalando. Ne abbiamo poi parlato con i presenti, i quali ci hanno confermato che è stato un momento veramente fortissimo! Abbiamo avuto la fortuna di assistere alla sua salita o.s. di Golden Ticket; avevo già visto scalare Adam, ma ogni volta mi stupisco della sua capacità di concentrazione: è focalizzato al 100% su quello che fa, e riesce veramente ad andare ogni volta al proprio limite. Quando scala è un extra-terrestre, ma non appena scende a terra è un ragazzo simpaticissimo, disponibile e umile: c’è veramente molto da imparare da lui, e non solo dal punto di vista della scalata!
A Red River Gorge sei arrivato dopo aver investito molto come tracciatore per il TNF Kalymnos Climbing Festival.
Esatto. Quest’anno ho avuto veramente poco tempo libero, in quanto tra tracciatura e chiodatura ero sempre abbastanza “overbooked”… tra una cosa e l’altra ho passato quasi tutta l’estate con un trapano in mano. La preparazione del festival mi ha richiesto molte energie, ma mi ha anche dato tante soddisfazioni. E’ stato un grande onore chiodare la nuova falesia in compagnia di Simone Moro, anche se non devo nascondere che tutto ciò ci ha richiesto molto tempo, in quanto tra gli impegni di tutti e due, non riuscivamo mai a passare più di una settimana di fila sull’isola. Gli ultimi giorni di lavoro sono stati davvero intensi; in agosto fa molto caldo sull’isola e così, per riuscire a fare tutto, partivamo ogni giorno prima dell’alba: e tra la preparazione dell’accesso, la chiodatura e la pulizia delle vie, il tempo non avanzava mai.
La chiodatura della falesia è stata comunque solo una piccola parte di tutto il lavoro che è stato effettuato per il Festival: dietro al successo di questo evento, si nasconde un team veramente affiatato, che ha lavorato duramente per mesi al fine di creare tutto ciò!
Tutte le persone che hanno partecipato all’organizzazione hanno dato anima e corpo per creare un grande evento, ed è quindi normale che si fosse creata un po’ di pressione con l’avvicinarsi dell’evento. Non posso nascondere che i giorni prima dell’inizio della manifestazione sono stati abbastanza stressanti, ma tutto si è risolto vedendo i sorrisi dei partecipanti. E’ sicuramente il miglior modo per essere ripagati della fatica fatta.
Al di là del festival, mi ha fatto molto piacere avere la possibilità di contribuire allo sviluppo di questo paradiso dell’arrampicata; vorrei ringraziare tutte quelle persone che, in tutto il mondo, hanno chiodato, o continuano a farlo, in quanto senza di loro il nostro sport non sarebbe possibile: grazie!
Quest’anno poi hai anche trovato il tempo per una veloce scappata in Dolomiti, in particolare sulla famosa Via Italia ’61 sul Piz Ciavazes…
Ho continuamente bisogno di nuovi stimoli, e mi piace molto provare ogni aspetto dell’arrampicata. Per me la montagna è sempre stata una grande passione ed aspirazione, ma negli ultimi anni mi sono concentrato quasi esclusivamente sulle gare ed ho quindi avuto poco tempo a disposizione per tutto il resto. Ormai da un anno, in seguito a diversi infortuni ed a qualche incomprensione con la federazione, ho completamente abbandonato le competizioni (a parte nel ruolo di tracciatore), ed ho quindi finalmente trovato il tempo per concentrarmi anche sull’arrampicata in montagna. Sinceramente mi piacerebbe spostare la mia attività sempre di più verso questo ambiente!
Terminato il periodo di tracciatura e chiodatura, mi sono ritagliato 5 giorni di spazio, da dedicare solamente alle vie lunghe. La Via Italia ’61 è stata l’ultima, ma sicuramente quella più importante per me; non so per quale motivo, ma sin da bambino l’ho sempre guardata con ammirazione. Mi ricordo ancora di quando Bubu l’aveva salita in libera la prima volta, e di quante volte ho riletto quell’articolo, guardando con timore le foto di quel grande tetto: pensare di poterla salire un giorno, mi è sempre sembrato un sogno quasi irrealizzabile! Così, a distanza di anni, ho finalmente deciso di prendere il tempo per togliermi questo “sfizio”, e devo ammettere che me la sono veramente gustata dall’inizio alla fine. Per me è stata indubbiamente una grossa soddisfazione, nonostante non sia sicuramente una via estrema.
Prima delle Dolomiti sei stato a Rocklands assieme a Melissa. Anche qui quest’inverno sembrava che ci fossero tutti…
Si, quest’anno non abbiamo passato molto tempo a casa! L’anno scorso siamo rimasti incantanti dal Sud Africa, e così abbiamo deciso di ritornarci anche quest’estate: fino ad ora è di gran lunga il posto più bello che abbia visto… penso che potrei passare tutta la mia vita lì! Abbiamo trascorso tutto il mese di giugno li, questa volta cercando di visitare molto di più la zona, esplorando nuovi settori e blocchi. Abbiamo camminato veramente molto, e siamo riusciti a trovare e pulire qualche bella linea (e non solo a Rocklands). E’ stata veramente una bella esperienza: in quel periodo c’erano poche persone ed abbiamo avuto la fortuna di conoscere e stringere amicizia con i veri locals; abbiamo passato tanti bei momenti insieme ed è proprio questo il più bel ricordo di quel viaggio. Anche in Sud Africa c’è un potenziale incredibile; ci sono campi di blocchi e pareti inesplorate ovunque. Non penso di ritornarci quest’anno, in quanto ho molte altre idee per la mente, ma ci tornerò sicuramente molto presto… magari senza crash pad!