In una cava a Borgio Verezzi in Liguria, Massimo Piras ha chiodato una nuova falesia di dry tooling. Edoardo Falletta presenta questa singolare iniziativa che fa sognare due vecchi alpinisti in riva al mare.
Quando lo scorso inverno ho avuto l’occasione di conoscere Massimo Piras mi è stato chiaro fin dal primo momento nel quale abbiamo iniziato a parlare che quest’uomo intelligente, nel corso dell’intervista, mi avrebbe riservato delle sorprese. Non a caso nell’articolo che scrissi nei giorni seguenti, per descrivere il carattere di questo fuoriclasse delle verticalità ghiacciate, usai l’espressione “passato progressivo”. Avendo da poco appreso il modo nel quale Massimo ha trascorso il suo tempo negli ultimi mesi e leggendo quelle stesse righe a distanza di un anno, sono molto contento di non essermi affatto sbagliato:
“Massimo, che oggi non è più quel ragazzo che scalava con una picca dal manico di legno, rimane la più alta espressione di “passato progressivo”. Non di certo nel banale significato grammaticale ma nel suo senso più vero: un passato permeato di grande esperienza accumulata negli anni che con intelligenza illumina il cammino dei giovani scalatori, indicando nuovi spazi dentro ai quali muoversi. Il perfetto esempio di questa energia che guarda al futuro è il dry-tooling”.
Sorretto dalla sua instancabile immaginazione, nel corso dell’inverno Massimo ha trasformato una splendida parete rossa in quella che a breve diventerà una nuovissima falesia di dry-tooling nel comune di Borgio Verezzi in Liguria. I lavori di sistemazione non sono ancora stati ultimati pertanto l’accesso e la descrizione degli itinerari non sono ancora disponibili. Nell’attesa di agganciare le picche nelle pieghe della roccia dobbiamo accontentarci di leggere le sue parole.
di Edoardo B. Falletta
LA SABBIA DEL CASTELLO ROSSO di Massimo Piras,
C’è un posto in riva al mare dove la sabbia portata dal vento si è incuneata tra le pieghe del litorale formando uno strato solido di arenaria rossa. Poi, il tempo, il maestrale e la mano gigantesca della natura hanno coperto il tutto con arbusti, ginestre, pini marittimi e iris selvatici, lasciando al lento passare dei secoli la storia del promontorio.
C’è un posto quasi in riva al mare dove la sabbia portata dal vento nei secoli ha costruito il suo castello, certo, sempre di sabbia, ma compatta, sabbia che al sole del tramonto ha preso il suo colore, il colore del rame, quel rosso-arancione che ricorda terre lontane, dove i fiumi scorrono lenti nelle profonde gole selvagge e giganteschi pinnacoli sovrastano la prateria riarsa al sole: Utah.
C’è un posto quasi in riva la mare, sul promontorio, dove il castello rosso coperto da arbusti, pini marittimi, ginestre e iris selvatici ha visto il passare dei secoli, ha visto il cammino dei viandanti, il transito di eserciti e l’insediamento dei popoli locali.
C’è un posto quasi in riva al mare, sul promontorio, in uno dei borghi tra i più belli d’Italia dove nel secolo scorso l’uomo moderno ha sollevato l’involucro che custodiva la pietra cominciando la sua opera di costruzione.
C’è un posto… dove il minatore, come uno scultore, ha modellato ed estratto per sue necessità l’anima del promontorio: grossi blocchi di arenaria rossa compatta per la costruzione di giganteschi edifici, medi frammenti per case e muretti a secco, pietrisco fine per l’intonacatura delle abitazioni.
C’è un posto… dove del castello di sabbia è rimasto solo il muro perimetrale esposto al sole del tramonto dove l’incuria del tempo ha preso il sopravvento nel prato sottostante e dove l’uomo ha fatto la sua opera selvaggia di degrado.
C’è un posto quasi in riva la mare, sul promontorio, in uno dei borghi più belli d’Italia, dove due alpinisti hanno visto nel muro del castello di sabbia ciò che la loro fantasia e voglia di costruire potevano solo immaginare… la sabbia nel Castello.
Poi…
Poi… Cosa possono fare due “vecchi” alpinisti in riva al mare?
Potrebbero… vorrebbero… possono sognare.. vedono e fanno ciò che la loro intuizione ha immaginato e con la loro inutile passione accendono tanti “utili” lumini di acciaio che al tramonto dal mare sembrano stelle che brillano nella pietra… Nascono così le prime vie dry nel posto quasi vicino al mare, sul promontorio, in un borgo tra i più belli d’Italia, dove la sabbia portata dal vento…
09/02/0215 – Massimo Piras e la passione senza tempo per le cascate di ghiaccio
Il ritratto di Massimo Piras, 62enne alpinista, istruttore alla Scuola Gervasutti di Torino e Accademico del Club Alpino Italiano, nonché apritore di innumerevoli cascate di ghiaccio in oltre 35 anni di attività continua. Di Edoardo Falletta.
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